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Dario Franceschini

“SCELGO FRANCESCHINI, SCELGO IL FUTURO.

All’inizio pensavo che il PD avesse bisogno di una nuova personalità, di un leader rinnovato, uno capace di donarci quella parola sola che il centrodestra ha da anni. Lo pensavo e lo penso ancora oggi a dire la verità. Appena mi mi guardo intorno nelle nostre 4 mura però non vedo nessun Barack Obama, nessuno capace di accollarsi il “peso democratico” e non per colpa di una mancanza di leadership ma per una naturale evoluzione fisiologica del centro sinistra italiano e a causa dell’identità stessa di un partito aperto ed eterogeneo.
Il PD non è ancora quella nuova forza riformista di cui parlava Walter Veltroni.
La forzatura iniziale al momento della nascita del partito sta evolvendosi in qualcosa di bello e questo congresso costituisce uno dei momenti di crescita di un bambino che sta maturando e si sta formando.

La domanda che corre in testa a molti di noi in queste settimane è il dubbio tra Franceschini, Bersani e Marino, portatori di personalità e pensieri diversi.
In merito a Marino la chiudo subito, magari in modo fin troppo cinico e veloce. Penso che Marino sia l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Lo dico perchè non mi convincono i temi che porta all’attenzione dell’elettorato e del PD stesso, temi di certo interessanti e di profondo senso che non risultano prioritari in un momento cruciale per la storia e per l’economia mondiale che ha riflessi diretti sul contesto italiano. Chiusa veloce, come promesso.

Come dicevo poco prima né Bersani né Franceschini hanno potere sufficiente per addolcire e mettere d’accordo due filoni storici, due culture e filofosofie interne differenti all’interno del partito che vivono (ahinoi) di luce propria e che le leadership se le mangiano e le distruggono se necessario.

Basta guardare all’altro ieri, a quel Romano Prodi che più e più volte ci ha dimostrato che il centrosinistra era vivo, quello stesso Prodi che il giorno dell’epilogo dell’Ulivo guardava in Parlamento i suoi traditori, il suo Ulivo avvelenato dai mercenari, da gente senza identità, da personaggi biechi e utilitaristi.

L’errore non può essere commesso una seconda volta e un leader pieno di personalità e carisma come Bersani non basta. Non basta innanzitutto far entrare a braccia aperte nel PD la sinistra estrema e l’UDC, i primi ingestibili, i secondi che costituiscono “il nulla col niente intorno”, il cui unico interesse è quello di rimettersi in sella seguendo lo spirare dei venti.
Altra questione è quella relativa a Di Pietro e l’IDV, i cui numeri e i cui margini di miglioramento devono per forza portarci a un ragionamento condiviso, invitarci a riflettere sui perchè di tanto consenso, a 360°.

E’ tempo di prendere una strada chiara e forte ma è il momento di ragionare per correnti e di capire che un leader lascia il tempo che trova se non ha supporto e se non si circonda di una squadra vincente.

Sceglierò Franceschini dimenticandomi della leadership ma pensando al suo team e alla squadra che si porta dietro perchè ora come ora questo PD non è capace e pronto per farsi guidare in maniera unitaria, forse non ci riuscirà mai per una questione di DNA.
La nostra natura la dobbiamo comprendere e sulla base di questa scegliere e andare avanti, educando una corrente di pensiero con l’altra, crescendo insieme e prendendo forma.

Scelgo Franceschini perchè credo in tanta della gente che “si è messa in fila” nel suo team, da Debora Serracchiani a Mario Adinolfi, scelgo Franceschini perchè mostra l’intento chiaro di valorizzare e far crescere i giovani.
Scelgo Franceschini pensando al fatto che mollo un ottimo Bersani, un riformista vero di cui ho pieno rispetto e stima, una grande personalità che ahimè si trova in uno stagnetto piccolo, attempato e un po’ sporco, con in testa l’idea di ripercorrere i vecchi errori dell’Ulivo che fu.
Scelgo Franceschini perchè non guardo all’oggi ma al domani, a quel che sarà.”

articolo congresso

Pierluigi Lido 10 settembre alle ore 12.32
SCELGO FRANCESCHINI, SCELGO IL FUTURO.

All’inizio pensavo che il PD avesse bisogno di una nuova personalità, di un leader rinnovato, uno capace di donarci quella parola sola che il centrodestra ha da anni. Lo pensavo e lo penso ancora oggi a dire la verità. Appena mi mi guardo intorno nelle nostre 4 mura però non vedo nessun Barack Obama, nessuno capace di accollarsi il “peso democratico” e non per colpa di una mancanza di leadership ma per una naturale evoluzione fisiologica del centro sinistra italiano e a causa dell’identità stessa di un partito aperto ed eterogeneo.
Il PD non è ancora quella nuova forza riformista di cui parlava Walter Veltroni.
La forzatura iniziale al momento della nascita del partito sta evolvendosi in qualcosa di bello e questo congresso costituisce uno dei momenti di crescita di un bambino che sta maturando e si sta formando.

La domanda che corre in testa a molti di noi in queste settimane è il dubbio tra Franceschini, Bersani e Marino, portatori di personalità e pensieri diversi.
In merito a Marino la chiudo subito, magari in modo fin troppo cinico e veloce. Penso che Marino sia l’uomo sbagliato, nel posto sbagliato e al momento sbagliato. Lo dico perchè non mi convincono i temi che porta all’attenzione dell’elettorato e del PD stesso, temi di certo interessanti e di profondo senso che non risultano prioritari in un momento cruciale per la storia e per l’economia mondiale che ha riflessi diretti sul contesto italiano. Chiusa veloce, come promesso.

Come dicevo poco prima né Bersani né Franceschini hanno potere sufficiente per addolcire e mettere d’accordo due filoni storici, due culture e filofosofie interne differenti all’interno del partito che vivono (ahinoi) di luce propria e che le leadership se le mangiano e le distruggono se necessario.

Basta guardare all’altro ieri, a quel Romano Prodi che più e più volte ci ha dimostrato che il centrosinistra era vivo, quello stesso Prodi che il giorno dell’epilogo dell’Ulivo guardava in Parlamento i suoi traditori, il suo Ulivo avvelenato dai mercenari, da gente senza identità, da personaggi biechi e utilitaristi.

L’errore non può essere commesso una seconda volta e un leader pieno di personalità e carisma come Bersani non basta. Non basta innanzitutto far entrare a braccia aperte nel PD la sinistra estrema e l’UDC, i primi ingestibili, i secondi che costituiscono “il nulla col niente intorno”, il cui unico interesse è quello di rimettersi in sella seguendo lo spirare dei venti.
Altra questione è quella relativa a Di Pietro e l’IDV, i cui numeri e i cui margini di miglioramento devono per forza portarci a un ragionamento condiviso, invitarci a riflettere sui perchè di tanto consenso, a 360°.

E’ tempo di prendere una strada chiara e forte ma è il momento di ragionare per correnti e di capire che un leader lascia il tempo che trova se non ha supporto e se non si circonda di una squadra vincente.

Sceglierò Franceschini dimenticandomi della leadership ma pensando al suo team e alla squadra che si porta dietro perchè ora come ora questo PD non è capace e pronto per farsi guidare in maniera unitaria, forse non ci riuscirà mai per una questione di DNA.
La nostra natura la dobbiamo comprendere e sulla base di questa scegliere e andare avanti, educando una corrente di pensiero con l’altra, crescendo insieme e prendendo forma.

Scelgo Franceschini perchè credo in tanta della gente che “si è messa in fila” nel suo team, da Debora Serracchiani a Mario Adinolfi, scelgo Franceschini perchè mostra l’intento chiaro di valorizzare e far crescere i giovani.
Scelgo Franceschini pensando al fatto che mollo un ottimo Bersani, un riformista vero di cui ho pieno rispetto e stima, una grande personalità che ahimè si trova in uno stagnetto piccolo, attempato e un po’ sporco, con in testa l’idea di ripercorrere i vecchi errori dell’Ulivo che fu.
Scelgo Franceschini perchè non guardo all’oggi ma al domani, a quel che sarà.

Si avvicina il Congresso del Partito Democratico. Congresso che, come saprete, è diviso in due fasi. Nella prima saranno chiamati ad esprimersi solo gli iscritti al partito, nella seconda e decisiva fase saranno chiamati alle urne delle Primarie tutti i cittadini che vorranno dire la propria sulla politica del Pd. Anche noi Giovani Democratici pensiamo, discutiamo su quale mozione e quale leader siano migliori per il partito a cui facciamo riferimento. Ognuno di noi sta prendendo la propria decisione e pubblicheremo qui una serie di post personali con cui si spiegano i motivi per cui si sceglierà un candidato piuttosto che un altro.

Cominciamo oggi con il primo post scritto da chi ha scelto Pierluigi Bersani.

Bersani_2

“Alternativa non c’è.

L’autunno è alle porte, e con esso l’atteso Congresso del Partito Democratico. Tre i candidati che ad ottobre si contenderanno la corsa alle primarie, zero le prospettive per un pieno rinnovamento. Forse è proprio l’inflazionato termine “rinnovamento” all’origine di ogni lacerazione nel partito, una necessità per tutti ma un significato diverso per ognuno. Per molti il rinnovamento è solo una questione anagrafica, poveri illusi. Questi pensano che per risollevare le sorti di un grande partito basti far emergere (ma neanche troppo, quindi diciamo pure sfruttare) qualche trentenne che si sia particolarmente distinto non per specifici meriti, ma per la sua capacità (?) di parlare ai coetanei senza far uso del politichese perché ancora inesperto, per i voti sottratti all’avversario di turno, per qualche fortunata pubblica sfuriata o magari per la loro simpatia e telegenicità. Altri attendono con fervore il cambiamento dal mantenimento dello status quo: non reputando sufficienti otto mesi per distruggere un partito, credono che si possa con un po’ di impegno e dedizione scendere sotto il 26% delle ultime elezioni europee. Insomma, se vi riconoscete in queste idee, se del PD auspicate l’imminente estinzione, scegliete Franceschini. Scegliete pure un non-leader, uno che avrà le sue idee ma-anche una paura colossale di esprimerle poiché privo di capacità di sintesi come di autorevolezza. Certo non è facile oggi guadagnare consensi a sinistra senza cadere nel più gretto populismo grillino-dipietresco, ma questo cerchiobottismo democristiano non si è rivelato molto vantaggioso: dopo Veltroni, il baratro. Degno di stima è sicuramente il dottor Ignazio Marino, ma diciamolo francamente, chi scommetterebbe su di lui alle primarie? Fatico non poco a pensare ad un’Italia in cui la casalinga paghi i biscotti o riscuota la pensione in testamenti biologici e altre belle questioni sicuramente appassionanti ma non prioritarie. Veniamo ai grandi vecchi, rappresentati stavolta da Bersani, che non ha bisogno di presentazioni dato il suo invidiabile curriculum. Ai ragazzi è noto per i recenti decreti che portano il suo nome (1999, sul mercato dell’energia elettrica e 2007, misure di tutela dei consumatori, le innumerevoli “liberalizzazioni”, lo snellimento delle pratiche burocratiche e la lotta all’evasione fiscale attraverso alcune procedure obbligatorie nei pagamenti), oltre ad essere stato due volte un apprezzato Ministro nel Governo Prodi: questi sono fatti. Al ma-anchismo imperante preferisco chi dice pane al pane, chi non si vergogna di essere “di sinistra”. I finti giovani come Rutelli e Fassino, capitanati da Franceschini (di 3 anni più fresco, che abisso) sono riusciti a farmi rimpiangere certi protagonisti della prima Repubblica. Meglio un cervello giovane in un corpo vecchio. Quindi mi prendo volentieri l’appellativo di nostalgico, dalemiano, vecchio partitocratico eccetera. Alternativa non c’è.” D.D.C.

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